E’ una
sfida che a noi cuoche entusiasma particolarmente, rivalutando e rielaborando prodotti fino a poco
fa considerati troppo economici per essere reputati degni di apparire su una
tavola importante, tentiamo di trovare il buono in questa crisi economica (anche
se la vedo dura) cercando, in giro per mercati e pescherie, di accaparrarci l’ultimo kl di sarde,
moli, alici ecc… Li preferiamo a pesci più costosi e ricerchiamo ricette
particolari per far si che i protagonisti possano uscire dallo stereotipo di
pesce “poverello”; un’etichetta affibbiatogli nel corso dei decenni. Eccola la
nostra sfida quotidiana!
La
storia delle sarde a beccafico rappresenta la giusta sintesi del concetto, ricetta
nata quale reinvenzione popolare di una preparazione un po’ troppo costosa ma famosissima nelle cucine dei nobili siciliani di un tempo, sto parlando di
beccafico, un tipo di volatile pregiato. I nobili cacciavano mentre il popolo
pescava, si racconta che le massaie siciliane per compensare l’assenza del
sapore deciso delle interiora dei beccafichi utilizzavano prodotti di uso
comune, quale pane, pinoli e succo d’arancia, così per attenuarne il sapore.
A dir il vero questa storia
mi fa un pò tristezza, l’assenza di possibilità, l’arte dell’arrangiarsi, le
grandi disparità sociali mi hanno sempre scatenato sentimenti di rabbia e
malinconia, ma è così e nessuno può cambiare le cose; piuttosto si possono modificare
dandogli nuova forma. Le mogli dei pescatori siculi ci riuscirono, tanta gente ancora
ci riesce. Non importa se sulla tavola ci sia aragosta o trippa, l’importante è
sorridere e amare. Non è retorica quella che faccio, ma ci sono giorni in cui
lo sgomento assale un po’ tutti, i Tg non parlano d’altro se non di recessione,
spread, disoccupazione e pessimismo più assoluto! Allora sono costretta a non
accendere la tv, faccio come lo struzzo alcuni giorni, seppellisco le orecchie!
Poi la realtà ribussa alla mia porta in modo prepotente così da costringermi
ad aprire, ma ho imparato a combattere attraverso i miei sogni e se casomai la
speranza si affievolisce, mi sparo uno di quei filmoni che ti caricano, quelli
che ti fanno capire che i popoli in tutti i tempi hanno sofferto, ma, grazie alla
forza che si ha dentro, la gioia di vivere non può essere mai minata. Pablo
Neruda diceva: Potranno
tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera. Però io
preferisco citare il mio filmone.
Siete
venuti a combattere da uomini liberi, e uomini liberi siete: senza libertà cosa
farete? Combatterete? Certo, chi combatte può morire, chi fugge resta vivo,
almeno per un po'... Agonizzanti in un letto fra molti anni da adesso, siete
sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a
partire da oggi, per avere l'occasione, solo un'altra occasione di tornare qui
sul campo ad urlare ai nostri nemici che POSSONO TOGLIERCI LA VITA, MA NON CI
TOGLIERANNO MAI LA LIBERTÀ! (William Wallace)
Ingredienti
per 4 persone:
Sarde
800 gr.
Provola
affumicata o provolone 150 gr.
Pangrattato
2 cucchiai
Pinoli
1 cucchiaio
2
porri
Semi
di finocchio 2 cucchiai
Aceto
1 cucchiaio
Uvetta
1 cucchiaio
1
spicchio d’aglio
1
pizzico di zucchero
Olio
q.b.
Sale
q.b.
Pepe
q.b.
Procedimento:
le sarde saranno pulite da ogni interiora, testa e lische (la ricetta originale
vuole che resti la codina che ricordava le piume dei beccafichi, io ho tolto
tutto invece), spruzzate con poco aceto e sale. Scaldate in una padella con
olio lo spicchio d’aglio sminuzzato finemente e ad olio caldo fate soffriggere
il pangrattato per un paio di minuti mescolando di continuo. Preparate un
composto con tutti gli altri ingredienti, pangrattato e aglio passato in
padella, provola o provolone tagliati a cubetti molto piccoli, pinoli
leggermente pestati, uvetta precedentemente tenuta a mollo nell’acqua, il sale,
il pepe, un pizzico di zucchero, e
l’uovo sbattuto. Cospargete le sarde con un po’ di composto e arrotolatele su
se stesse. Ponetele in una teglia da forno con unta di olio, ponete sulle sarde
le rondelle dei porri precedentemente affettate e i semi di finocchio. Ancora un
giro di olio e si inforna pochi minuti (10-15) a forno abbastanza caldo
l’importante che il formaggio si sciolga e il porro si abbrustolisca, la
cottura sarà molto veloce.
Cara dopo aver letto la tua presentazione(commento)e visto la tua ricetta non so quale apprezzare di più(la tua cucina o la tua letteratura).In entrambi casi..brava,alla prossima.
RispondiEliminaApprezza di più la cucina nn preokkuparti ;)
Eliminabravissima,molto diversa da come li preparo io ma mi piace molto la tua variante:)
RispondiEliminagrazie, se la provi fammi saper
Eliminail piatto è delizioso ma cara elena concedimi di fare un elogio al tuo post. Sono assolutamente d'accordo con te! e riflettiamo sulle tue considerazioni. un abbraccio forte forte
RispondiEliminagrazie di cuore, noi amiamo e sorridiamo questo è ciò che conta! ;)
Elimina