Spezie ed erbe per la cucina


CURCUMA 

L'intensa colorazione gialla della polvere di curcuma (chiamata perciò anche "zafferano delle indie"), è dovuta alla presenza di una sostanza, la curcumina. Nel secolo scorso questa pianta si diffuse in Occidente sopratutto come colorante per tessuti, legno, carta, prodotti alimentari e unguenti medicinali. 
Per la medicina ayurvedica indiana e per quella tradizionale cinese, la curcuma è sopratutto un rimedio digestivo e depurativo del fegato, ma viene usata anche per il trattamento di infezioni, febbre, nei casi di dissenteria, artrite, itterizia.
Anche la fitoterapia moderna la considera utile nelle dispepsie e in caso di disordini epatici.
La curcumina, infatti, stimola la secrezione biliale e la digestione dei grassi; inoltre facilita l'espulsione di piccoli calcoli biliari e ha attività antispastica nel caso di coliche epatiche. 
 La curcuma, inoltre contiene un olio essenziale composto dagli stessi principi attivi antinfiammatori contenuti nella camomilla.
Recenti studi sulla curcuma tendono a dimostrare addirittura un'azione anticolesterolo, cardio protettiva, preventiva contro la formazione di emboli e contrastante nei confronti dei radicali liberi, responsabili dell'invecchiamento e delle generazioni cellulari.
La polvere di curcuma reperibile in erboristeria, si può utilizzare:
come completamento aromatico di molti cibi, quali riso, carni, formaggi, dolci;
in un'ostia, nella quantità di 1 cucchiaino da tè prima dei pasti.
E' consigliabile evitare l'uso della curcuma nella donna, durante la gravidanza e l'allattamneto, e nei bambini al di sotto dei 2 anni.
 
Solo recentemente la curcuma è diventata popolare come spezia in Occidente, mentre nella cucina e nella medicina indiana questa radice gialla ha sempre avuto un posto d'onore per le sue proprietà alimentari e salutistiche, tanto da essere considerata simbolo di prosperita' e rimedio depurativo per tutto il corpo.
Insieme allo zenzero e al cardamomo è ingrediente fondamentale del curry, il caratteristico condimento del cibo indiano. Di questa pianta erbacea perenne, dalle grandi foglie simili a quelle del giglio, coltivata in Oriente e in Africa, si conoscono tre specie simili (longa, di Giava e zedoaria):dalle radici tuberiformi di color arancione si ottiene la polvere, comunemente nota per le proprietà digestive ed epatoprotettrici, che stimolano la secrezione della bile e lo svuotamento della cistifellea.
(consiglialimentari.it)








CORIANDOLO
NOME SCIENTIFICO:
Coriandrum sativum 
FAMIGLIA:
Crocifere 
DESCRIZIONE:
Il coriandolo è una pianta erbacea annuale rustica alta poco più di mezzo metro, le cui singole parti emettono un aroma particolarmente pungente. L'aroma di questa pianta, e dei suoi semi freschi, non è gradevole, anzi è repellente: foglie e semi freschi emanano un puzzo che ricorda quello delle cimici, ma i frutti maturando mutano e diffondono un profumo molto caldo e piacevole. 
FUSTO: 
I gambi arrotondati e finemente scanalati del coriandolo sono molto ramificati, d'aspetto gracile e di colore verde chiaro. 
FOGLIE: 
Le foglie poste alla base dei cespi sono profondamente dentate e settate, il loro gusto è simile a quello del prezzemolo, ma l'aroma è pungente; le foglie apicali, che hanno lo stesso aroma, sono invece filamentose e ricordano quelle del finocchio. Le foglie fresche si aggiungono alle insalate o, per il loro leggiadro disegno, si usano per guarnire. 
FIORI: 
I fiori del coriandolo che appaiono all'inizio dell'estate, presentano cinque petali bianchi o appena rosati, sono piatti per forma e riuniti in ombrelle.
HABITAT:
Questa erbacea, spontanea nelle regioni dell'Africa settentrionale e del Mediterraneo orientale, è coltivata da migliaia di anni per le sue virtù culinarie e medicinali. Il coriandolo può crescere anche in vaso, solitamente però si evita una simile coltivazione perché, come si è già ricordato, l'odore della pianta è piuttosto sgradevole prima della completa maturazione dei semi.
COLTIVAZIONE:
ESPOSIZIONE: 

Il coriandolo ama il pieno sole e una posizione calda e riparata. 
RIPRODUZIONE: 
La semina si effettua in primavera nelle zone a clima mite, in autunno nelle regioni più fredde. Il terreno deve essere fertile e sciolto. 
CRESCITA: 
Il coriandolo è una pianta rustica e non esigente, che non richiede cure particolari; naturalmente se la semina è stata troppo fitta le piantine vanno sfoltite: tra pianta e pianta vanno lasciati circa venti centimetri d'intervallo. Una regolare sarchiatura e soprattutto lo spoglio delle foglie poste alla base del cespo nel momento in cui si avvicina la fioritura daranno ottimi risultati. 
RACCOLTA: 
Le foglie tenere possono venire raccolte, a seconda delle necessità, a partire da un mese dopo la semina e si consumano crude in insalata o si aggiungono alle minestre. I semi, come in tutte le ombrellifere, vanno raccolti recidendo le ombrelle prima che completino la maturazione ed esponendole al sole sopra un telo. 
CONSERVAZIONE: 
Una volta ben essiccati i semi del coriandolo si conservano in un contenitore a chiusura ermetica al riparo dalla luce e dall'umidità.
PROPRIETA':
IN CUCINA: 

Il coriandolo è usato soprattutto in liquoreria dove entra nella composizione della Ratafià e dell'Ambrosia. I semi si usano interi per aromatizzare i sottaceti casalinghi e le conserve in salamoia; i semi macinati vengono invece usati per insaporire le carni, il pesce e alcuni insaccati. 
BELLEZZA:
I semi di senape polverizzati si usano come deodorante per lavare le mani dopo aver maneggiato cipolla, candeggina, pesce o qualunque sostanza dall'aroma forte e non troppo gradevole; essi servono anche per levare il cattivo odore alle stoviglie. Coloro che hanno i piedi maleodoranti possono aggiungere dei semi di senape all'acqua del pediluvio. 
SALUTE:
Le proprietà del coriandolo sono affini a quelle dell'anice: l'infuso dei semi è digestivo e antidiarroico. 
CURIOSITA':
E' meglio non seminare il coriandolo vicino al finocchio, perché quest'ultimo ne soffre; l'anice al contrario trae vigore dalla vicinanza con il coriandolo.

(www.thais.it/botanica/aromatiche/.../sc_0043.htm )





CHIODI DI GAROFANO
Sono chiamati chiodi di garofano i boccioli essiccati ancora chiusi della “Eugenia caryophyllata”, albero originario delle Molucche (Indonesia), ma oggi coltivato in molte aree tropicali: Antille, Africa orientale, Cina e Zanzibar, piccola isola dell’oceano Indiano, che è la maggior produttrice mondiale di questa spezia.
È una pianta che ama il clima umido e l’aria marina. I fiori, raccolti ancora in boccio, essiccati assumono una colorazione rosso bruna, diventando simili nell’aspetto a dei chiodi.
Le proprietà farmacologiche e aromatiche di questa pianta, sfruttate in Cina da tempi antichissimi, vennero ignorate a lungo da greci e latini. Sembra che furono gli Arabi nel IV sec. ad introdurre questa spezia in Occidente, esaltandone il valore e la provenienza mitologica. È del VI sec. la prima testimonianza archeologica, rinvenuta in Alsazia (FR), in una tomba contenete una piccola scatola d’oro che racchiudeva due chiodi di garofano. Il mito di questa pianta crebbe con il tempo, e in piano Medioevo una manciata di chiodi valeva mezzo bue o un montone. 
Anche 
Dante ne testimonia la preziosità nel canto XXIX dell’Inferno, condannando il comportamento scialacquatore di un ricco senese del Duecento: “… e Niccolò che la costuma ricca
del garofano prima discoperse
nell’orto dove tal seme s’appicca;
e tra ‘ne la brigata in che disperse…”.

I versi si riferiscono ad un gruppo di dodici ricchi senesi, tra i quali Niccolò, che saputo essere prossima la fine del mondo, decisero di godersi la vita affrettandosi a spendere il molto denaro posseduto. Furono soprannominati la 
Brigata spendareccia e il nome di Niccolò venne legato ai chiodi di garofano che avrebbe fatto importare dall’oriente per aromatizzare la selvaggina. Secondo l’interpretazione del Landino, commentatore quattrocentesco, il giovane senese fece addirittura arrostire la carne non su legno ma su brace di chiodi di garofano per mandare in fumo una cifre astronomica.
Nel Medioevo si faceva uso di un qualche tipo di chiodi di garofano, chiamati “gariofili”, anche per scopi terapeutici. La Scuola Medica Salernitana li valutava una vera e propria panacea, efficace per combattere la fatica mentale o la perdita di memoria. Si credeva addirittura che le arance nelle quali fossero stati conficcati dei chiodi di garofano proteggessero dalla peste, e a tale scopo a Napoli si preparavano pastiglie con questa spezia.
Fu nel Cinquecento che questa spezia dal gradevolissimo aroma divenne sicuramente uno dei prodotti più ricercati e cari, e i medici consigliavano di metterla in infusione nel latte perché avrebbe “mirabilmente aumentato le forze di Venere”. I chiodi erano considerati così potenti come afrodisiaci, che il loro uso era proibito agli appartenenti a vari ordini monastici.
I trattati medici dell’Ottocento continuarono a ritenere i chiodi di garofano validi a curare l’impotenza, e ottimo rimedio anestetico da introdurre all'interno di un dente dolorante o sopra una ferita indolenzita. Il massiccio impiego alimentare dei chiodi di garofano andrebbe collocato invece intorno al '700.
Oggi questa spezia, dall’aroma penetrante e il sapore amaro pungente, entra in quasi tutte le miscele, dal garam masala al baharat. Viene pure ampiamente utilizzata per migliorare la conservazione delle carni marinate, oltre che per insaporire umidi e stufati. 
Negli Stati Uniti i chiodi di garofano profumano e decorano il cosciotto di maiale al forno. In Europa sono ingrediente del pan di spezie, del vin brulé, di conserve di frutta, di liquori e bevande. (
http://www.taccuinistorici.it/ita/news/medioevale/bafrodisiaci/CHIODI-di-GAROFANO.html)




ZENZERO

Zenzero è il nome italiano dello Zingiber officinale, pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Zinziberacee e originaria dell'Asia orientale, che ha l'aspetto di una canna con grossi rizomi orizzontali tuberosi, molto aromatici e dal profumo canforato, con sentore di Limone e di Citronella. La droga è rappresentata proprio dal rizoma e, per il suo profumo pungente e il gradevole sapore piccantino, viene usato in cucina come aromatizzante e stimolante della digestione, ma anche in liquoreria come correttivo e per bibite dissetanti, e nella produzione della frutta candita e di confetture e anche nell'industria della birra, specie nei paesi anglosassoni.

Anticamente lo Zenzero era oggetto di numerosi commerci e lo si poteva trovare solo essiccato, ma oggi la sua coltivazione si è diffusa in molti paesi caldi come Brasile, Messico, Africa, Indonesia, Perù, Tailandia e dovunque vi siano le condizioni adatte, cioè un clima caldo tropicale; il maggior produttore comunque è l'India, che da sola fornisce più del 35% della produzione mondiale e la velocità dei trasporti odierna fa sì che esso si possa trovare fresco anche nei nostri mercati, dove si può reperire al naturale, con la sua cuticola esterna, e allora viene chiamato Zenzero grigio, oppure il rizoma viene decorticato e commercializzato come Zenzero bianco.

Lo Zenzero è un energico stimolante per la presenza di un olio essenziale di color giallino, prodotto dalla secrezione di particolari cellule ghiandolari, dalla composizione molto complessa; la sostanza più importante è chiamata gingerolo e proprio questa dà il sapore intenso alla droga.
Il nome Zingiber deriva dall'indiano Zingibil, ma la pianta ha tantissimi nomi volgari a seconda del paese ove viene coltivata; secondo alcuni etimologisti l'origine del nome Zingiber deriverebbe dall'Arabo Zind-schabil, che significa radice.
Lo Zenzero era già conosciuto da Galeno che ne descrisse la radice, definendola "importata dalla Barbaria"; nel 1500 il Matthioli descrisse questa droga raccomandandola come "commendevole nei cibi e costumarsi di mangiare nei condimenti".
Si ritiene che le proprietà medicinali dello Zenzero fossero già note alle antiche culture orientali, dove la droga veniva usata da sola o come componente di rimedi erboristici; inoltre è utilizzata da millenni in India e in Cina anche come spezia alimentare, soprattutto in piatti a base di carne, come condimento o in salse, per la birra e altre bevande fermentate, o per sciroppi e biscotti, e per preparare un Curry particolarmente apprezzato in India. In effetti, lo Zenzero possiede una forte attività antiossidante sui grassi e altri cibi, facilitandone così la conservazione.

Oggi lo Zenzero viene utilizzato in cucina anche in Europa, in ricette moderne adatte al nostro gusto, ad esempio per focacce, biscotti, crackers, tè aromatizzati, ma anche per condire gli spaghetti, semplicemente riscaldando leggermente un po' d'olio extravergine di 
oliva e versandoci lo Zenzero grattugiato e uno spicchietto di aglio tritato: provatelo e sono certa che il profumo e il gusto particolare dello Zenzero vi conquisteranno!

Nella medicina araba esso è considerato afrodisiaco e alcuni popoli dell'Africa ritengono che mangiare regolarmente Zenzero preservi dalle punture delle zanzare. Utilizzato per applicazioni esterne lo Zenzero ha una leggera azione
revulsiva, che viene sfruttata per fare cataplasmi contro i reumatismi e nelle odontalgie.

Studi recenti hanno confermato diverse proprietà di questa radice, ad esempio contro la 
dispepsia: esso infatti è capace di agire efficacemente su tutto l'apparato digerente, nei casi di inappetenza o di digestione lenta e laboriosa,flatulenzameteorismo e gonfiore intestinale per le sue proprietàcarminative. Ma esso si è dimostrato efficace anche contro il mal d'auto, la nausea e il vomito in gravidanza, e come antispasmodico.

Si sono avute quindi molte conferme sulle proprietà attribuite allo Zenzero dall'uso popolare tradizionale, in particolare sull'effetto 
antiemetico; esso si è dimostrato anche efficace in caso di reumatismi, gastrite e ulcera, mal di testa, ed è stata anche confermata la sua attività antiossidante.

Tutte le proprietà dello Zenzero sono state evidenziate sia con studi fatti in laboratorio, ma anche con test su volontari sani consenzienti, nei quali è emerso che i soggetti cui veniva somministrato lo Zenzero reagivano sempre meglio dei soggetti di controllo cui veniva somministrato un placebo. In particolare l'effetto protettivo contro gastriti e formazione di ulcere nello stomaco è stato dimostrato da numerosi studi, che hanno evidenziato come le proprietà antinfiammatorie di questa pianta agiscano alleviando i sintomi dell'infiammazione della mucosa gastrica, ma possono anche prevenire la formazione di ulcere quando si assumono farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) i quali, come è noto, hanno come effetto collaterale proprio la creazione di ulcere nel sistema digestivo. La sua attività antinfiammatoria viene sfruttata anche per preparare colliri che hanno una grande capacità decongestionante, utile in moltissimi casi di infiammazione oculare, ad esempio in caso di allergia, di blefarite, o semplicemente per lavaggi oculari rinfrescanti e igienizzanti. Dott.ssa Marina Multineddu (
http://www.lerboristeria.com/articoli/2005_06.php)


ANETO


NOME SCIENTIFICO:Anethum graveolensFAMIGLIA: OmbrellifereDESCRIZIONE:L'aneto é un'erba aromatica annuale il cui fresco aroma ricorda ad alcuni quello del finocchio, ad altri quelli dell'anice, del cumino o della menta, in realtà il sapore dell'aneto, piccante e deciso, é molto tipico e particolare. In cucina l'aneto viene usato per insaporire diverse pietanze, inoltre per le sue proprietà digestive e sedative fu impiegato, fin dai tempi antichi, anche in campo medico. FOGLIE:Pennatosette, cioè formate da più foglioline filiformi disposte regolarmente, le foglie dell'aneto, dal colore verde azzurro, sono anch'esse aromatiche. FIORI:
Appaiono verso la metà dell'estate i piccoli fiori gialli che sono raccolti in piatte infiorescenze ad ombrella e hanno un aroma più forte di quello delle foglie, ma più lieve e fresco di quello dei semi. 
HABITAT:La patria dell'aneto é l'oriente, in particolare la Persia e l'India; il terreno ideale per la sua coltivazione é ricco di sostanza organica, lavorato in profondità e dotato di buon drenaggio. Quest'erba tollera anche temperature di qualche grado sotto lo zero, ma in ogni caso, nelle zone a clima rigido, é preferibile riparare le piante in serra o comunque proteggerle.COLTIVAZIONE:ESPOSIZIONE: 
L'esposizione più gradita all'aneto é in pieno sole, al riparo dai venti.
RIPRODUZIONE:La semina é il metodo riproduttivo più usato, il periodo di semina é tra la primavera e l'estate. Come norma generale conviene non mettere a dimora l'aneto accanto al finocchio Perché‚, mischiandosi le impollinazioni, si confondono anche gli aromi. CRESCITA:
Le uniche cure richieste dall'aneto sono la sarchiatura del terreno per tenerlo libero dalle erbe infestanti e il diradamento delle piantine quando raggiungono un'altezza di 10 centimetri. La distanza tra le piante deve essere di almeno 5 centimetri, e deve essere maggiore nel caso in cui le piante debbano essere lasciate andare a seme; tra le file si va da circa una quarantina di centimetri a mezzo metro, a seconda che si vogliano raccogliere le piante o i semi.
RACCOLTA:
L'aneto può venir coltivato per consumare l'intera pianta, come fosse un ortaggio, o per la raccolta dei semi. Chi intende raccogliere le piantine deve tagliarle alla base quando superano una ventina di centimetri d'altezza. Chi invece é interessato alla raccolta dei semi é bene sospenda le piantine capovolte sopra un telo, in posizione soleggiata, quando i capolini cominciano ad assumere un colore bruno, per completarne la maturazione. Un metro quadro coltivato ad aneto può offrire da un chilo e mezzo a due chili di piante fresche o cinquanta grammi di semi..
CONSERVAZIONE:
I semi maturi vengono essiccati; le foglie o si essiccano o si congelano.
PROPRIETA': IN CUCINA: 
Le foglie fresche vengono tritate e insaporiscono minestre, patate lessate, piatti di pesce, uova, formaggi freschi; quelle essiccate hanno un aroma più tenue e si usano sempre a fine cottura. Famoso é l'aceto di aneto che si ottiene ponendo a macerare i capolini o i semi. 
BELLEZZA:Dai semi pestati e posti in infusione si ha un liquido utile per fare bagni rinforzanti alle unghie. SALUTE:
I semi d'aneto vengono masticati per rinfrescare l'alito. L'infuso di quest'erba favorisce la digestione, placa il singhiozzo e i crampi dello stomaco, allevia le flatulenze e l'insonnia.
CURIOSITA': L'aneto era conosciuto già da Egizi, che ne apprezzavano le virtù come calmante; é citato nella Bibbia come pianta pregiata al punto da venir usata, quale moneta, per il pagamento delle tasse. (http://www.thais.it/botanica/aromatiche/schedeit/sc_0004.htm)



CANNELLA











La cannella, il cui nome scientifico è Cinnamomum Zeylanicum, è un piccolo albero tropicale sempreverde alto circa 10-12 metri, della famiglia delleLauracee che cresce allo stato selvatico nelle foreste; a differenza di altre droghe da cucina, la spezia non si ricava dal seme o dal frutto, bensì dal fusto e dai ramoscelli che, un volta liberati del sughero esterno e trattati, assumono il classico aspetto di una piccola pergamena color nocciola. La cannella può essere venduta in bastoncelli cilindrici oppure in polvere.
Non ha un'origine geografica precisa, ma sicuramente la sua zona di provenienza è 
Ceylon o l'India meridionale. Il nome scientifico deriva dai termini arabi “kin” “anomon”, il cui significato è “pianta profumata della Cina”; in realtà, in tempi passati questa spezia era conosciuta in Italia con il termine cinnamomo, e la ragione di questi termini fa riferimento a un'altra cannella, quella della Cina, mentre la cannella di Ceylon, quella di cui stiamo parlando, è arrivata in Europa solo nel XVI secolo. Il nome Italiano cannella deriva appunto dalla forma con cui è commercializzata, come delle piccole cannucce. Oggi la coltivazione si è estesa anche alle Seychelles, Giava, Sumatra, Brasile e Giamaica, ma l'isola di Ceylon è, a ancora oggi, il maggior esportatore di cannella del mondo. Con il termine “cannella” si indica la spezia costituita dalla corteccia di due specie di vegetali ed entrambi appartenenti al genere Cinnamomum: il Cinnamomum Zeylanicum e il Cinnamomum Cassia.
Il 
Cinnamomum Zeylanicum (detta anche Cinnamomum verum), della famiglia delle Lauraceae, è un albero sempreverde la cui corteccia - molto sottile e fragile - viene essiccata assumendo il caratteristico aspetto arrotolato. Al tatto è liscia mentre alla vista si presenta di color marrone, che diventa più scuro nella parte interna. Questa spezia è conosciuta anche come cannella regina forse per mettere in risalto la sua superiorità in termini di qualità e aroma. Il Cinnamomum Cassia, (detta anche Cinnamon aromaticum Nees) o cannella Cinese, della famiglia delle Fabaceae, è un albero originario della Cina, e la sua corteccia essiccata ha un aspetto più rugoso, di spessore superiore al millimetro e il colore tende al grigiastro. Ha un aroma meno pronunciato e una qualità inferiore rispetto a quella di Ceylon. Viene prodotta in Vietnam, Sumatra ed Indonesia. 









La cannella viene impiegata nei dolci di frutta, specie di mele (strudel ), nella lavorazione del cioccolato, nei biscotti, e nelle crostate, nelle praline, come aroma in creme, sulla panna montata, nella meringa, nei gelati e in numerosi liquori.
Viene usata anche per aromatizzare il tè. 



■ Curiosità

La cannella deve essere conservata in involucri o recipienti chiusi.
E' una spezia fortemente aromatica che può essere utile, oltre che come condimento, come stimolante generale. Si usa negli stati di prostrazione psico-fisica e nelle anemie; è antisettica e antispasmodica ed è indicata nelle mestruazioni scarse, nelle affezioni dell'apparato respiratorio, nelle malattie da raffreddamento e nelle alitosi (alito cattivo).
Gode fama di essere leggermente afrodisiaca. (giallozafferano.it)





ANICE 













L' anice è una pianta aromatica, appartenete alla famiglia della Ombrellifere. Lo stelo dell'anice è esile e cavo e si dirama nella parte superiore, dove si sviluppano maggiormente le foglie ed i fiori.
La parte dell'anice usata come aromatizzante è il frutto, una sfera liscia giallastra-verde, che contiene una sostanza oleosa, l'anetolo.
L'anice ha un sapore dolciastro, simile all'aroma del 
finocchio, ma con un retrogusto più vivo, vicino al gusto della menta.



L'anice è una delle spezie più antiche, utilizzata nelle cucine di tutto il mondo. I Greci, gli Egizi ed i Romani usavano l'anice per aromatizzare carni bianche, carni di 
maiale, biscotti e verdure, ed era usata, nei secoli scorsi, anche comemedicinale.
Presso i monasteri invece l'anice era molto sfruttata per la produzione di liquori, sebbene le 
ricette provenissero in realtà dall'Egitto e dalla Babilonia.
Plinio indicò il succo d'anice come un ottimo rimedio alle indigestioni e come anti-rughe.
All'anice erano attribuite proprietà sonnifere; gli Arabi lo utilizzavano invece contro i dolori reumatici e per stimolare la produzione di 
latte delle nutrici.
In Italia l'anice fu introdotta proprio dagli Arabi, che la portarono in Sicilia, dove venne a lungo sfruttata come bevanda dissetante, servita con ghiaccio.
In Francia la bevanda all'anice sopraggiunse invece durante la reggenza di Luigi XVI e divenne subito una bibita di grande successo, alla moda. Fu in questo periodo che nacque associazione culturale degli “Anysettiers”, finalizzati alla diffusione dell'anice nelle cucine di tutto il mondo.
L'anice tornò poi di moda nel secolo scorso, soprattutto nel mondobohèmien: iniziarono ad essere prodotti superalcolici di assenzio ed anice così forti (78°) da essere considerate una droga: infatti le autorità ne proibirono il consumo. 




Produzione

L'anice si può trovare facilmente anche allo stato selvatico: i semi d'anice si raccolgono verso la fine dell'estate, quando diventano bruni.




Conservazione

I semi dell'anice si conservano meglio e più a lungo se vengono tenuti in unbarattolo chiuso ermeticamente e al buio.




Uso in cucina

Il Paese dove in assoluto è più è diffusa l'anice, è la Francia. Pietanze a base di anice sono preparate soprattutto a Marsiglia e a Bordeaux.
I semi di anice si possono usare, triti o interi, per aromatizzare dolci, frutta cotta (mele, prugne, 
perecastagne) e fichi secchi.
Nelle pietanze salate l'anice può invece essere aggiunto a minestre e zuppe(specialmente se a base di 
latte) per ravvivarne il sapore.
Nei secondi piatti, invece, i semi di anice vengono aggiunti a carni di 
pollo,coniglio, maiale; in Nord Europa l'anice  è molto usato anche per insaporireverdure e formaggi.
Numerosi sono anche i liquori prodotti con l'anice: in Francia si producono il Pernod, il Pastis e l'Anisette. In Italia invece con l'anice viene prodotta la sambuca e il Tutone. L'Arrak e l'ouzo, invece, sono liquori d'anice tipici dellaGrecia. Questi liquori vengono a loro volta usati per insaporire pietanze a base di pesce, di lumache e di 
castagne.




Curiosità


In passato si diceva che se si voleva regalare alla propria donna un momento d'amore inebriante, si doveva polverizzare l'anice, mescolarlo al miele e poi passarlo sul corpo dell'amata.
Nei secoli scorsi i semi di anice erano confezionati in sacchettini usati poi per profumare gli armadi e le persone.  Fuchs nel Novo Erbario scrisse: “Il seme di anice rende l’alito lieve e profumato. Utile come dissetante, impedisce il gonfiore di stomaco. Fa produrre più 
latte alle donne, e stimola il desiderio concupiscente. Questo seme fa del cibo un piacere”. (giallozafferano.it)



ANICE STELLATO






Anice stellato dalla pianta officinale è analogo per uso eproprietà ed anche composizione all' anice verde tanto da venir impiegato nelle sofisticazioni e  se ne differenzia per la presenza nel fitocomplesso di un tannino catechico e acidi organici. È soprattutto un buon eupepti-co,stomachico e carminativo. Viene impiegato anche nelle flogosi delle vie aeree per l'azione secretolitica e balsamica.



Nome comune: Anice stellato; BadianaFrancese: Anis étoilé; Badanier de ChineInglese: Star anise
Famiglia: Magnoliaceae (llliciaceae)Parte utilizzata: frutti
Costituenti principali:
  • olio essenziale (5-8%); trans-anetolo (80-90%)
  • tannino catechico e acidi organici
Attività principali: eupeptica, stomachica e carminativa; balsamica e secretolitica.
Impiego ed uso terapeutico: dispepsia, spasmi gastrointestinali, meteorismo; catarri vie aeree.
Curiosità: 





Nel 1558 l'esploratore inglese Sir Thomas Cavendish portò i frutti della pianta per la prima volta in Europa e precisamente a Londra; arrivarono, quindi, nelle mani del farmacista di corte Hugo Morgan e di Jacob Garot dai quali Clusius ottenne un campione che descrisse nel 1601. (ERBORISTERIA.IT)























CARDAMOMO







Il Cardamomo (elettaria cardamomum) è il seme molto profumato di una pianta originaria dell'India. Fa parte della stessa famiglia dello zenzero e ha un sapore avvolgente e leggermente pepato.



Il Cardamomo è più correntemente impiegato in Oriente e nei paesi arabi che nel mondo occidentale, a eccezione tuttavia della scandinavia, dove è particolarmente amato.
I principali paesi produttori sono l'India, lo Sri Lanka, la Cambogia e il Guatemala.
Il 
Cardamomo è insieme con lo zafferano e la vaniglia, fra le spezie più costose.
Ne esistono diverse varietà: le tre commercialmente più importanti sono il
Cardamomo di Malabar, di Celyon e il Cardamomo indocinese.
Cardamomo di Malabar è un piccolo seme nero prodotto da una grande pianta cespugliosa vivace, alta 2-5 m diffusa principalmente lungo le coste di Malabarin India.
Questa pianta ha lunghe foglie lanceolate color verde scuro; i fiori giallastri e blu sono rasenti il suolo e i frutti, di color giallo verdastro o marrone si presentano come capsule di 1 cm contenenti una quindicina di semi molto aromatici.
Questa varietà è la più ricercata e costosa.

Carmamomo di Celyon
 ha il frutto più grosso e allungato, produce semi di qualità minore.
Cardamomo Indocinese
 è una specie vicina, diffusa in Cambogia e in Vietnem.
Questa pianta alta circa 3 m, ha piccoli fiori raggruppati in corti grappoli di spighe allungate, dense e cilindriche.
I frutti rotondi contengono semi per forma e per sapore simili a quelli del
Cardamomo di Malabar.



Il Cardamomo era conosciuto dai greci  e Romani che lo utilizzavano in cucina;

I soldati di Alessandro Magno lo diffusero in Europa al loro rientro dall'India.
In epoca medievale si attribuiva al 
Cardamomo un gran numero di proprietà officinali.



Impiego


In Occidente il Cardamomo è utilizzato per aromatizzare dolci, salumi, vini e liquori.
In 
Oriente si usa per carni, pesce, riso, frittate e dolci.
In India il 
Cardamomo è uno degli ingredienti principali del curry, mentre in Arabia si usa per profumare il caffè.
In Scandinavia si aggiunge al 
vino caldo, alle composte e alle crostate., oltre che ad alcuni salumi.
Il 
Cardamomo può sostituire lo zenzero o la cannella nella maggior parte delle preparazioni.



 Acquisto


Il Cardamomo si acquista in baccello, sgusciato o macinato, e in tal caso mantiene più a lungo il suo aroma.

(GIALLOZAFFERANO.IT)
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